An exhibition, a book but above all an idea of the city. In 30 images in black and white. a great Italian photographer, Gianni Berengo Gardin, measures himself with a city, Venice, caught in a controversial situation: that of his difficult relationship with the cruise business in recent years.
Gianni Berengo Gardin, The exit from the Giudecca Canal towards St. Mark’s Basin. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
The presence in Venice of the large ships occupies the front pages of newspapers for a long time and animates the public debate, and not only locally, in two opposing sides. On the one hand, the defence of an important economic activity that, against the trend, has continued to grow even during the darkest days of the global crisis; on the other, the protection of the city from the point of view of environmental sustainability in the broadest sense. As always, both parties cite good reasons for putting its views, but it remains a fact, incontrovertible, that the Berengo Gardin masterful black and white images emphasizes in all its drama: there is a problem of scale. Urban scale but also human scale. A recurring theme for Venice: out of scale are tourists with respect to the residents, out of scale is the wave movement with respect to the surface of the lagoon; out of scale the number of visitors compared to the capacity of streets and squares.
Gianni Berengo Gardin, A big ship, leaving St. Mark’s Basin, seen from via Garibaldi while passing by Riva dei Sette Martiri. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
In line with this, the gigantism that characterizes the cruise ship market in recent decades, has become incompatible with the size of the city. Large ships obscure the horizon, towering over chimneys and steeples, occupying the space of water. Scary if intersected in the lagoon, also incumbent on the ground. Twice long Piazza San Marco, one and a half high Palazzo Ducale, they are the new “visitors” of Venice crossing the Giudecca Canal and St. Mark’s Basin, interrupting, in their transit, the usual urban scenario.
Gianni Berengo Gardin, Facing St. Mark’s. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
Gianni Berengo Gardin has followed the path of these great ships, documenting their presence in the lagoon skyline. Taken between 2012 and 2014, Berengo Gardin’s images testify in both, the exhibition hosted by the Olivetti Showroom from 22 October 2015 to 10 January 2016 and in the volume edited by Contrasto, a daily strangeness of these ‘objects’, often squat and heavy, with respect to the delicate and fragile environment of St. Mark’s Basin and the lagoon in general.
Gianni Berengo Gardin, Giudecca Canal, in front of Zattere. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
It is certainly spectacular to be on board and to observe the city from above. Indeed, this is one of the ingredients of the long successful season of the cruise port of Venice: to embrace the city from above, grasp it at a glance in all its magic, a rose petal resting on the water. But, at the same time, this point of observation makes Venice ridicule, it perverts and gradually transforms it into a maquette, a small model, becoming less real. Venice, from this vantage point, it is less ‘city’ and thus more exposed to the risk of becoming a theme park, not to be seen and understood in its deep and rich identity.
Gianni Berengo Gardin, St. Mark’s Basin with the Ducal Palace and the Bell Tower. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
The project of Gianni Berengo Gardin, gathered in the book Venice and the Great Ships, is a collaboration with FAI – the Italian Environment Fund, with the aim to bring a contribution to the reflection and debate. The book, enriched by a text by the President of FAI, Andrea Carandini, a reflection of Vittorio Gregotti and an intervention of Maria Camilla Bianchini d’Alberigo, is complemented by a talk of Gianni Berengo Gardin with Alessandra Mammi on his work as a photographer and the intense relationship that has always linked him to Venice.
Gianni Berengo Gardin was born in Santa Margherita Ligure in 1930. After moving to Milan, he is mainly dedicated to photographic reportage, social survey, architectural documentation and environmental description. In 1979 he started collaboration with Renzo Piano, for which documents the stages of realization of architectural projects. In 1995 he won the Leica Oskar Barnack Award. It is very engaged in the publication of books (over 250) and in exhibitions (over 200 individuals). The entire production and the archive of Gianni Berengo Gardin are managed by Fondazione Forma per la Fotografia, Milan.
Head image: Gianni Berengo Gardin, St. Mark’s Basin, Punta della Dogana. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
Venezia e le Grandi Navi, luci e ombre di una convivenza
Una mostra, un libro ma soprattutto un’idea di città. In 30 immagini in bianco e nero. un grande fotografo italiano, Gianni Berengo Gardin, si misura con una città, Venezia, colta in una situazione di grande criticità: quella della sua convivenza difficile con l’attività crocieristica di questi ultimi anni.
Gianni Berengo Gardin, L’uscita dal canale della Giudecca verso il Bacino di San Marco, tra San Giorgio, Punta della Dogana e la Salute. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
La presenza delle “grandi navi” a Venezia occupa le prime pagine dei giornali da molto tempo e anima il dibattito cittadino, e non solo, in due opposti schieramenti. Da un lato, la difesa di una attività economica importante che, in contro tendenza, ha continuato a crescere anche negli anni più bui della crisi globale, dall’altro la salvaguardia della città dal punto di vista della sostenibilità ambientale in senso lato. Come sempre, entrambe le parti adducono buone motivazioni a difesa della propria tesi, ma resta un fatto certo, incontrovertibile, che il magistrale bianco e nero di Berengo Gardin enfatizza in tutta la sua drammaticità: c’è un problema di scala. Scala urbana ma anche scala umana. Un tema ricorrente per Venezia: fuori scala sono i turisti rispetto ai residenti, fuori scala è il moto ondoso rispetto alla superficie della laguna; fuori scala il numero dei visitatori rispetto alla capienza di calli e fondamenta.
Gianni Berengo Gardin, Una grande nave, vista da via Garibaldi, mentre passa davanti alla Riva dei Sette Martiri, dopo aver lasciato il bacino di San Marco. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
In linea con questo, il gigantismo che caratterizza il mercato delle navi da crociera in questi ultimi decenni è diventato incompatibile con la dimensione della città. Le grandi navi oscurano l’orizzonte, svettano sopra camini e campanili, occupano lo spazio d’acqua. Fanno paura se le incroci in laguna e incombono anche a terra. Lunghe due volte Piazza San Marco, alte una volta e mezzo Palazzo Ducale, sono i nuovi “visitatori” di Venezia che attraversano il Canale della Giudecca e il Bacino San Marco, interrompendo, nel loro transito, l’abituale scenario cittadino.
Gianni Berengo Gardin, Davanti a San Marco. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
Gianni Berengo Gardin ha seguito il percorso di queste grandi navi, documentandone la presenza sull’orizzonte lagunare. Scattate tra il 2012 e il 2014, le immagini di Berengo Gardin testimoniano, nella mostra ospitata dal Negozio Olivetti dal 22 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 e nel volume edito da Contrasto, una quotidiana estraneità di questi ‘oggetti’, spesso tozzi e pesanti, rispetto al contesto, delicato e fragile del Bacino di San Marco e della laguna in genere.
Gianni Berengo Gardin, Davanti alle Zattere, nel Canale della Giudecca. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
È certamente spettacolare esservi a bordo e osservare la città dall’alto. Anzi, è proprio questo uno degli ingredienti della lunga stagione fortunata del porto crocieristico di Venezia: poter abbracciare la città dall’alto, coglierla con un solo sguardo in tutta la sua magia, posata sull’acqua come un petalo di rosa. Ma, al tempo stesso, questo punto di vista privilegiato, la ridicolizza, la snatura e la trasforma sempre di più in una maquette, un modellino, rendendola meno reale. Venezia, da questo punto di osservazione, è meno ‘città’ e quindi più esposta al rischio di diventare un parco tematico, di non essere colta nella sua profonda e ricca identità.
Gianni Berengo Gardin, Nel bacino di San Marco con Palazzo Ducale e il Campanile di San Marco. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
Il progetto diGianni Berengo Gardin, raccolto nel volume Venezia e le Grandi Navi, nasce da una collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano, nell’intento di portare un contributo alla riflessione e al dibattito. Il libro, arricchito da un testo di Andrea Carandini, Presidente del FAI, da una riflessione di Vittorio Gregotti e da un intervento di Maria Camilla Bianchini d’Alberigo, è completato da una conversazione di Gianni Berengo Gardin con Alessandra Mammì sul suo lavoro di fotografo e sull’intenso rapporto che da sempre lo lega a Venezia.
Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale documenta le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 250) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). L’intera produzione e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono gestiti da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano.
Head image: Gianni Berengo Gardin, Bacino di San Marco, Punta della Dogana. (© Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)