A sette anni dalla prima edizione, una nuova versione del saggio di Franco Mancuso, “Venezia è una città” – come è stata costruita e come vive rinnova, attraverso un titolo che si presta a molteplici interpretazioni, un interrogativo. Posto che Venezia una città lo è certamente stata e che lo è ancora, come evidenziato da Francesco Erbani nella sua prefazione, come considerarla oggi alla luce dei cambiamenti rapidi e radicali di cui è oggetto? Partendo dal presupposto che Venezia è tra i luoghi che meno di qualunque altro subisce trasformazioni nella sua struttura fisica, va da sé che ciò che l’autore abbia sentito la necessità di sviluppare un aggiornamento ad integrazione del suo lavoro riguarda il secondo termine del sottotitolo e cioè “come vive”.
(Dall’alto in basso, da sinistra a destra) La rete dei canali con il peculiare andamento ad albero: il tronco è nelle bocche di porto, Venezia è sul ramo meridionale dell’albero che trae origine dalla bocca di porto di Lido. Paesaggio lagunare, fra isole, velme e barene. Foto aeree zenitali di una parte della Laguna Nord e della zona centrale di Venezia alla stessa scala. La forma del Canal Grande è la stessa dei tanti canali della Laguna percorribili. Si può ancora avere oggi la percezione di come fosse il sito prima che Venezia nascesse.
La straordinaria evoluzione della tecnologia – e delle funzioni ad essa legate – che caratterizza il nostro tempo rende i sette anni di distanza tra le due edizioni un tempo sufficiente – e in molti casi allarmante – per registrare punti di non ritorno. Ma il messaggio di Mancuso non vuole essere la cronaca di una morte annunciata. Anzi, piuttosto un grido di allarme – e al tempo stesso un canto di amore – per tenere sveglie e attente le coscienze di quanti ammirano questa città e continuano a volerla abitare. Il saggio di Mancuso non è un libro di storia urbana ma piuttosto un’esplorazione sulla città di oggi e sull’ambiente lagunare su cui insiste, con l’intento di capire e interpretarne le ragioni e le forme. Ripercorrendo le vicende storiche che hanno portato alla sua costruzione, Mancuso vuole offrire una chiave di comprensione della città e del messaggio prezioso e universale che il suo modello contiene. Un messaggio di straordinaria modernità e valore. Venezia è il prodotto di un adattamento costante, sempre instabile, all’ambiente lagunare, “un caso esemplarmente didattico di cooperazione fra l’attività umana, la tecnica messa a punto dagli uomini e la natura”.
Le insule: diverse per estensione e morfología, sono delimitate da canali e si aprono su uno o più campi. Sono le cellule elementari sviluppatesi au terre emerse e su imbonimenti successivi, dal cui reticolo ha preso forma la città.
Nei primi due capitoli del volume, Mancuso ripercorre le tappe di costruzione della Fabbrica della città, come si è sviluppata l’urbanistica a partire dalle insule e dai canali: diverse per estensione e morfologia, esse rappresentano le cellule elementari sviluppatesi su terre emerse e su imbonimenti successivi dal cui reticolo ha preso forma la città. Successivamente, la rete dei percorsi pedonali è il risultato di interventi realizzati per collegare i tracciati interni delle insule così come la forma dei ponti, spesso articolata e complessa, testimonia lo sforzo di costruire un unico sistema urbano: la ricchezza di soluzioni adottate per unificare questa trama è uno dei caratteri fondamentali del paesaggio di Venezia.
(Dall’alto in basso, da sinistra a destra) Fondazioni a Venezia in un disegno di Antonio Gaspari, secolo XVIII; e schema strutturale delle fondazioni negli edifici veneziani. Infissione dei pali a mano con l’ausilio del mazzuolo, anni ’50. Fondatori all’opera in un’incisione di Grevembroch, secolo XVIII. Le fondazioni su cui poggia il ponte di Rialto.
Il terzo capitolo sviluppa poi la Venezia moderna, nel XIX secolo, che segna la nascita delle grandi infrastrutture legate al trasporto, il porto, la città industriale di Porto Marghera, la visione di una Grande Venezia, con tutte le conseguenze di uno sviluppo che ancora oggi restano aperte – dalla crisi del polo chimico, al disinquinamento, alla frattura tra le diverse porzioni di città.
La trama dei muri di spina presenta sempre una disposizione perpendicolare ai canali e agli spazi scoperti (in nero i campi e le corti).
Un capitolo a sé stante lo occupa la laguna, affrontata sotto diversi profili: quello dei suoi paesaggi, quello della sua lunga evoluzione storica e dei suoi più recenti e rilevanti cambiamenti. Una convivenza fondamentale che fa della laguna una parte integrante della città di Venezia e della città una conseguenza della sua laguna. Una convivenza minacciata da un insieme di fattori – erosione, inquinamento, acqua alta, difesa idraulica, grandi opere, moto ondoso, grandi navi, etc. – ma con una secolare abitudine al cambiamento e al continuo adeguarsi alle trasformazioni.
Forme dei ponti. La forma dei ponti, spesso articolata e complessa, testimonia lo sforzo di collegare in un único sistema urbano i percorsi originari delle insule. La ricchezza delle soluzioni adottate per unificare questa trama è unp dei caratteri fondamentali del paesaggio di Venezia.
Venezia è città storica ma è anche laguna e litorale e infine anche entroterra. Contemporanea nel manifestarsi del fenomeno di differenziazione funzionale di parti dell’organismo urbano, con la nascita di un centro e di una periferia, ma è al tempo stesso antica per la sua sostanziale immutabilità nel corso dei secoli. E in questa realtà sta anche il suo grande insegnamento.
“Venezia insegna a non sprecare, a farsi bastare quel che ha a cominciare dal suolo che non esiste a prescindere dall’architettura”. Infatti, a partire dall’inizio del XIV secolo, Venezia non cresce più ad eccezione di alcune colmate periferiche.
Forme dei campi.
Mancuso quindi, pur nell’identificazione delle problematiche complesse e multiformi che minacciano il suo assetto e che in parte ne hanno alterato il tessuto socio economico, non si arrende e pensa che una soluzione che possa essere, ci debba essere perché “una città così non possiamo rassegnarci a perderla”. Un invito a riprendere il futuro in mano e ripartire da quei segnali di resilienza e di rinnovata vitalità che vi sono per immaginare uno scenario diverso.
(Dall’alto in basso, da sinistra a destra) Una riva ‘povera’ nella periferia di Mazzorbo e una riva ‘ricca’ a Venezia. Il paesaggio urbano è dominato dalle rive: funzionali all’approdo, alla sosta delle imbarcazioni, all’accesso ai palazzi, al mercato. Caratteri delle rive.
Biografia dell’autore
Franco Mancuso è docente di Progettazione Urbanistica all’Università Iuav di Venezia e insegna nel Master in Conservazione, Gestione e Valorizzazione del Patrimonio Industriale.