Genova, città della cultura

20 Novembre, 2013

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HG

 

L’attività di “Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura”, da lei presieduta, ha svolto un ruolo molto importante negli ultimi anni nel promuovere e caratterizzare l’immagine di Genova. Quali sono ad oggi i principali risultati raggiunti?

LB

I risultati positivi si possano leggere sia nei numeri della partecipazione del pubblico (il 2012 si è chiuso con 600mila presenze) sia nella continuità e la qualità dell’ offerta culturale (340 iniziative nel 2012 tra incontri, festival, mostre). Elemento poi non trascurabile dal 2008 siamo riusciti a conservare il bilancio nonostante una progressiva e pesante riduzione dei finanziamenti. In termini più generali attraverso l’attività della Fondazione, Genova è rientrata nel circuito delle grandi mostre e del dibattito pubblico nazionale e internazionale. Credo che la città non abbia mai avuto prima della nuova Palazzo Ducale una piazza delle idee aperta a tutti.

HG

 

Esiste un modello di riferimento nazionale o internazionale per la vostra attività?

LB

Esistono tante realtà che come noi si muovono su un rapporto consolidato tra pubblico e privato, tra impresa culturale e qualità sociale ma sono tendenzialmente impegnate su singole attività (espositive, realizzazione festival e incontri) o su un unico grande evento nel corso di un anno. Istituzioni che come noi provino a rapportarsi con tanti pubblici diversi e presentino un programma con mostre, grandi incontri, musica, festival non ne esistono. In questo senso lentamente cominciamo ad essere riconosciuti come un modello possibile di riferimento.

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HG

Uno dei punti di forza della vostra attività è la polifunzionalità, la valorizzazione per uso pubblico degli spazi, l’apertura alla città. Come riuscite a declinare nella pratica questi principi? E qual è il valore aggiunto che ne deriva?

LB

Ci alcune idee di fondo su cui ci muoviamo. La prima è che la qualità culturale può e deve essere accessibile a tutti. Questo ha voluto dire rompere con una sorta di elitismo provinciale e riaffermare senza retoriche che nell’età della crisi aumenta la domanda di conoscenza, che esiste un pubblico ampio disposto a fuggire dalla televisione se non gli viene riproposta, magari in altra forma, la televisione. A questo bisogno di idee lunghe, di strumenti non ideologici per interpretare le trasformazioni credo abbiamo dato una risposta positiva e un valore aggiunto per la comunità. Preferisco soffermarmi su questo anche se le nostre iniziative producono poi ritorni economici diretti e indiretti per la città. Cosa comunque non secondaria negli anni in cui viviamo. Poi c’è un altro elemento importante che è il coinvolgimento di tante intelligenze, saperi, associazioni che con noi costruiscono il programma. Un volontariato intellettuale senza cui Palazzo Ducale non esisterebbe e che è una straordinaria forma di partecipazione civile.

 Palazzo Ducale_02_

HG

 

Quale pubblico accede alle vostre iniziative? Si può dire che la Fondazione svolge un’attività culturale per la città nel suo complesso? E in questa prospettiva quale specifico significato attribuite al termine “cultura” per Genova?

LB

Il pubblico è ormai molto vario e collegato a singoli filoni di attività. Anche la presenza delle scuole è significativa. Per loro esiste un programma didattico e laboratoriale specifico. In generale prevalgono più i capelli grigi che i ventenni. E questo non è un tema banale su cui misurarsi. E che trova una prima risposta negli spazi dedicati alla creatività giovanile. In questo senso, anche a fronte dei numeri delle presenze, penso svolgiamo un’attività per la città nel suo complesso. Più difficile rispondere al terzo interrogativo. Non credo a una cultura che si autolegittima, senza ritorno di crescita civile, che tende ad autoconservarsi e non accetta la sperimentazione e l’innovazione. Credo che Genova come tante città italiane non sia ancora consapevole che la cultura sia di tradizione umanistica che scientifica siano il suo futuro. Che scuole, università, patrimonio culturale e artistico, ricerca non sono comparti separati ma la condizione per garantire competitività e una nuova stagione di sviluppo alla città. Purtroppo su questi temi c’è più retorica che riflessione.

HG

 

Quale ruolo svolge la cultura gestionale nella vostra attività? Come sopravvive una produzione dinamica e qualificata alle ristrettezze economiche che investono la cultura (nella città così come in Italia e in Europa)?

LB

La cultura gestionale è una grande tema culturale, non un sottoprodotto di un’attività che ritiene indifferente misurarsi con la sostenibilità delle iniziative. Per lungo tempo purtroppo il sistema culturale ha ragionato così. Ad oggi il contributo pubblico alla Fondazione corrisponde a circa il 30% del bilancio. Credo sia un risultato importante raggiunto grazie alle partnership con soggetti privati, ai soci (Compagnia di San Paolo, Fondazione Carige, Costa Edutaiment, Civita), a processi di razionalizzazione del lavoro. Non è facile e non è garantito poter andare ancora avanti così. Cercheremo di farlo sapendo che non si può solo chiedere risorse pubbliche senza lavorare perché vengano spese al meglio. Nessuno uscirà dalla crisi con i modelli gestionali e organizzativi con cui ci è entrato.

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Il Bacio dell’Hotel de Ville, 1950. (© Atelier Robert Doisneau)

HG

Quale relazione esiste tra il nucleo di gestione e il sistema di relazioni che ruota intorno alla Fondazione?

LB

Come dicevo prima un rapporto fondamentale. Se in tanti non avessero messo a disposizione risorse intellettuali, relazioni, competenze non avremmo potuto fare il percorso che ad oggi abbiamo fatto. Palazzo Ducale è sempre più un network di cui il nucleo gestionale è sostanzialmente regia e struttura operativa. Abbiamo lavorato perché Palazzo Ducale fosse sentito come una casa di tutti e non solo di chi operava al suo interno. Mi pare che qualche risultato l’abbiamo ottenuto anche da questo punto di vista.

HG

 

Il sistema di relazioni è locale o apre la città di Genova all’esterno? In entrambi i casi, in che modo la vostra attività sta cambiando la città di Genova e la sua immagine?

 

LB

Il sistema di Palazzo Ducale è ad oggi una rete locale, nazionale e internazionale. In questo è davvero uno dei canali della città con il mondo. Un canale forse ancora piccolo ma importante. Sulla seconda domanda ho ovviamente delle idee ma credo sia più significativo rivolgerla a chi ci guarda da fuori.


Head Image: “La Storia in Piazza”, il più grande festival italiano dedicato alla storia ospitato annualmente a Palazzo Ducale.

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Article reference for citation:
Ghiara Hilda, Borzani Luca, “Hilda Ghiara intervista Luca Borzani. Genova, città della cultura”, PORTUS: the online magazine of RETE, n.26, November 2013, Year XIII, Venice, RETE Publisher, ISSN 2282-5789 URL: https://www.portusonline.org/genova-citta-della-cultura/

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