A photographer of stranded wrecks and a strenuous challenge: shooting (until now) more than 430 of them on the coasts, lakes and rivers of 20 countries on 4 continents!
My research deals about the virtual legacy left by – mostly unknown – men at sea in many centuries of navigation. It concerns the memory of the lives and activity of naval architects, builders, ship-owners, sailors, fishermen, professional divers, salvage people, sea-rescuers. It is an interdisciplinary theme touching history, economy, business, culture, identity, and much more. It has no direct connection with ports, cities and urban waterfronts. Nevertheless, I hope it can stimulate interest among readers directly dealing with seafaring and connected topics.
Nouadhibou, Mauritania, 2016.
Although no human figure appears in my shots, my photos symbolically bear witness to men’s courage, failure and pain, and express my compassion towards men who experienced fear situations as they worked, sailed and fought at sea. As such, my images do not depict flotsam and rusty metal; in fact, they are tangible remains of history. Wrecks, a part of nature from the moment they are abandoned, carry with them the memory of those who are not mentioned in history books. They are a testimony to the immense tradition of sailors from all eras and a symbol of many essential characteristics of humankind – specifically of its economic, social, industrial and maritime history. They also portray ingenuity, economic initiative and spirit of adventure.
Grado, Italy, 2017.
Wrecks die alone and helpless, they are seldom cared for, they undergo a slow and silent death; they deserve attention, sympathy and respect. They are beached monuments, isolated, sovereign and mysterious, in a limbo between land and sea. To me, they express life, and the sense of a duty accomplished. Their strength and pride emerge in my shots, even those vessels abandoned and hopelessly grounded. Wrecks will not exist anymore in a few years. As it is nearly impossible to exhibit them in museums, it is essential that we at least save their images for future generations before time, the weather, the sea and the vandals reclaim them.
Poseidon, Piraeus, Greece, 2018.
This article concerns a specific aspect of my research: the wrecks I found in ports, harbors and coastal refuges, which represent only a small percentage of the total number I shot. Often enough, port authorities get rid of them in their areas: they are a danger to navigation, a nuisance to operators, an eyesore to tourists.
SS Sudurland, Djupavik, Iceland, 2018.
Passion, emotion and memory are the key words that support my photographic research. Wrecks are often located in inhospitable places and hard to reach. My search brought me to Latin America (Peru, Chile, Argentina, Falkland Islands/Malvinas and South Georgia), the Caribbean (Turks & Caicos Islands), USA (Virginia and Oregon), Canada (British Columbia), Africa (Mauritania and Namibia), Europe (Finland, Iceland, France, Portugal, Greece, Italy), and others. In all those places, I found hundreds of them, some abandoned in harbors: I am attaching some pictures of them. One of them represents a boat sunk in the Tiber, not far from the Portus Augustus – Rome maritime port, established in AD 46 -: one of history’s short cuts…
Burano, Italy, 2018.
Many more photos are in stock. Their images will remain forever now in digital form, to be seen by those with an interest, the ghosts of those who served onboard also preserved. Many more wrecks are waiting for me: this is just the beginning.
Camaret, France, 2019.
The difficult times we are living because of the pandemia isolate every individual from others. They make it impossible to travel and shoot, or to exhibit. It is therefore – at least for me – an appropriate time to keep remembering the sailors who managed the ships, and to plan my next trips. Through my images, everybody is able to keep those sailors and their dreams alive.
River Tiber, Rome, Italy, 2017.
Head image: Amora, Portugal, 2016.
Una ricerca fotografica dedicata ai relitti spiaggiati
Un fotografo di relitti spiaggiati, e un’ardua sfida: aver fotografato (finora) più di 430 di essi sulle coste, sui laghi e sui fiumi di 20 paesi in 4 continenti!
La mia ricerca è dedicata all’eredità virtuale lasciata dagli uomini di mare – in gran parte sconosciuti – in secoli di navigazione. Essa riguarda la memoria delle vite e delle attività di architetti navali, costruttori, armatori, marinai, pescatori, sommozzatori, esperti di salvamento e di salvataggio in mare. Si tratta di un tema interdisciplinare che tocca la storia, l’economia, gli affari, la cultura, l’identità e ben altro ancora. Non ha una connessione diretta con i porti, le città e i lungomare urbani. Ciò nonostante, spero che essa possa stimolare un certo interesse presso lettori che sono direttamente interessati alla navigazione e ad argomenti correlati.
Nouadhibou, Mauritania, 2016.
Benché nessuna figura umana appaia mai nei miei scatti, le mie immagini testimoniano simbolicamente il coraggio, i fallimenti e le sofferenze degli uomini, ed esprimono la mia compassione nei confronti di coloro che hanno sperimentato la paura mentre lavoravano, navigavano e combattevano per mare. In quanto tali, le mie immagini non mostrano solo resti portati dal mare e metallo arrugginito; in realtà, sono lasciti tangibili della storia. I relitti, parte integrante della natura fin dal momento in cui vengono abbandonati, portano con sé la memoria di tutti coloro che non figurano nei libri di storia. Costituiscono una testimonianza dell’immensa tradizione di marinai di tutte le epoche e rappresentano un simbolo di diverse caratteristiche essenziali dell’umanità – nello specifico: della sua storia economica, sociale, industriale e marittima. Sono anche una dimostrazione di ingegnosità, iniziativa economica e spirito di avventura.
Grado, Italia, 2017.
I relitti muoiono soli e senza assistenza, ci si occupa raramente di loro, essi vanno incontro ad una morte lenta e silenziosa; meritano attenzione, simpatia e rispetto. Sono monumenti spiaggiati, isolati, sovrani e misteriosi, nel limbo fra terra e mare. Per me, rappresentano la vita, e il senso del dovere compiuto. La loro forza e la loro fierezza traspaiono dai miei scatti, quantunque si tratti di imbarcazioni abbandonate e spiaggiate senza speranza. I relitti cesseranno di esistere fra qualche anno. Poiché è praticamente impossibile esporli nei musei, è essenziale che almeno vengano da noi salvate le loro sembianze per le generazioni future, prima che l’età, il tempo atmosferico, il mare e i vandali li distruggano.
Poseidon, Pireo, Grecia, 2018.
Questo articolo concerne un aspetto specifico della mia ricerca: i relitti che ho trovato nei porti e nelle insenature costiere, che rappresentano peraltro una minima percentuale di quelli che ho fotografato. Spesso, infatti, le locali autorità portuali se ne sbarazzano: costituiscono un pericolo per la navigazione, un impedimento per gli operatori, un disturbo visivo per i turisti.
SS Sudurland, Djupavik, Islanda, 2018.
Passione, emozione e memoria sono le parole chiave che informano la mia ricerca fotografica. I relitti sono spesso situati in luoghi inospitali e difficili da raggiungere. La mia ricerca mi ha portato in America Latina (Perù, Cile, Argentina, Falkland/Malvinas e Georgia del Sud), ai Caraibi (Isole Turks & Caicos), negli Stati Uniti (Virginia e Oregon), in Canada (Columbia Britannica), Africa (Mauritania e Namibia), Europa (Finlandia, Islanda, Francia, Portogallo, Grecia e Italia), e in tanti altri posti. Dovunque, ne ho trovato centinaia, alcuni abbandonati nei porti: allego alcune immagini di questi ultimi. Una di esse rappresenta un’imbarcazione affondata nel Tevere, non lontano dal Portus Augustus – il porto marittimo di Roma, costruito da 46 DC -: una delle scorciatoie della storia…
Burano, Italia, 2018.
Molte altre immagini sono disponibili, e rimarranno per sempre in forma digitale, visibili da coloro che nutrono un interesse: i fantasmi di coloro che servirono a bordo sono così preservati. Molti altri relitti mi aspettano: questo è solo l’inizio.
Camaret, Francia, 2019.
I tempi difficili che viviamo in epoca di pandemia ci isolano gli uni dagli altri. Rendono impossibili viaggiare, fotografare o esporre. Questo periodo rappresenta – almeno per me – un momento adeguato per tenere in memoria i marinai che navigavano su quelle navi, e per pianificare le mie prossime spedizioni. Attraverso le mie immagini, chiunque può mantenere in vita quei marinai e i loro sogni.
Tevere, Roma, Italia, 2017.
Head Image: Amora, Portogallo, 2016.